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Il carcere di Mortana sta per essere dismesso, ma gli ultimi dodici detenuti per un imprevisto non possono essere più trasferiti nella loro nuova destinazione. La direttrice affida ad un manipolo di agenti il controllo del carcere e parte anche lei per un an uova destinazione. Ben presto le condizioni del regime carcerario provvisorio, che prevede una serie di limitazioni, creano malcontento tra i detenuti. Gli agenti dovranno scegliere se accogliere le loro rimostranze o mantenere il solito atteggiamento inflessibile.
Leonardo Di Costanzo si cimenta in un film di finzione, portando con sé il suo caratteristico sguardo attento ai dettagli e alle relazioni, pur gettando un occhio alle convenzioni filmiche. Mortana è un non luogo in un non tempo, dove le figure degli agenti e dei carcerati partono da rigidità opposte che non sono più compatibili nella situazione di emergenza che si è creata. Mai come in questo frangente le loro vite finiscono per somigliarsi e l”opportunità di allacciare una nuova relazione, più intima, fa emergere l”umanità presente in ciascuno di loro, siano agenti siano detenuti. DI Costanzo ci mostra l”assurdità del luogo ”carcere” e ci mostra come questo luogo possa essere un luogo di umanità, dove ognuno, emancipandosi dal ruolo di partenza, può ”rieducarsi” ad una vita sociale più intensa e gratificante.

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