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Anne è una donna giovane, che ha cominciato a confrontarsi col mondo “adulto”. Lavora in un asilo, sperimenta relazioni con uomini sconosciuti e ha scoperto la passione per il paracadutismo. Non ha un buon rapporto con la madre e la sua vita è un conflitto continuo con tutte le persone che incontra nei diversi ambiti che frequenta.
Kazik Radwanski piazza la macchina addosso alla protagonista, inquadrata sempre in primo piano, cosi come tutti gli altri protagonisti le poche volte che vengono inquadrati da soli. La ristrettezza del campo di ripresa scelta dal regista rimanda subito la sensazione claustrofobica che rappresenta il sentimento principale della vita di Anne, protagonista con un forte disagio piscologico, che si accentua man mano che entra in contatto più profondo con gli altri. Se non è lei ad allontanarsi, sono gli altri a farlo con lei, proprio a causa di questa instabilità emotiva che lascia poco spazio alle transazioni relazionali. Non è un caso che l’unico modo per uscire da questo mondo claustrofobico diventi il lancio col paracadute, dove lo spazio intorno è enorme e l’aria diventa il protagonista principale. La fame di spazio e d’aria, rischia però di trasformarsi in un avvento avverso se vissuto con la scarsa consapevolezza che Anne sembra avere.

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