Malou Reymann mette in scena una storia sempre in bilico tra il dramma e il grottesco, quest’ultimo non del tutto consapevole probabilmente. Certamente il lavoro sul vissuto emotivo delle due sorelle, quello di Emma in particolar modo, è l’aspetto più delicato che il film affronta. Di fronte ad un cambiamento di tale portata non cambia solo l’aspetto fisico e identitario della persona, ma, come Emma rileva con sofferenza, viene messa in discussione, se non negata, la storia personale dell’individuo e di conseguenza quella condivisa. La difficoltà di accettare il cambiamento del genitore si ammorbidisce nel momento in cui emergono con più chiarezza i sentimenti di attaccamento tra figlia e genitore: solo allora è possibile ripensare il rapporto su basi nuove che possano contenere anche la storia. In tal senso è interessante il lavoro sul film di repertorio: si tratta dei filmini familiari girati dal papa con una videocamera casalinga, che si intervallano con grande frequenza alla narrazione attuale e che testimoniano il ricordo di un tempo di felicità. A ben vedere però emerge, proprio dai filmati, “l’assenza” del padre, sempre e solo impegnato a riprendere piuttosto che a far parte di quel nucleo. Lo sguardo in soggettiva di Thomas rappresentato dai filmini in 4/3 con una qualità video scadente, diviene solo alla fine un’oggettiva; il filmino rappresenta infine la nuova unità familiare raggiunta tra Agnete e le due figlie, dove le riprese sono affidate ad ‘occhio esterno, testimone del cambiamento avvenuto.
A Perfectly Normal Family di Malou Reymann
Malou Reymann mette in scena una storia sempre in bilico tra il dramma e il grottesco, quest’ultimo non del tutto consapevole probabilmente. Certamente il lavoro sul vissuto emotivo delle due sorelle, quello di Emma in particolar modo, è l’aspetto più delicato che il film affronta. Di fronte ad un cambiamento di tale portata non cambia solo l’aspetto fisico e identitario della persona, ma, come Emma rileva con sofferenza, viene messa in discussione, se non negata, la storia personale dell’individuo e di conseguenza quella condivisa. La difficoltà di accettare il cambiamento del genitore si ammorbidisce nel momento in cui emergono con più chiarezza i sentimenti di attaccamento tra figlia e genitore: solo allora è possibile ripensare il rapporto su basi nuove che possano contenere anche la storia. In tal senso è interessante il lavoro sul film di repertorio: si tratta dei filmini familiari girati dal papa con una videocamera casalinga, che si intervallano con grande frequenza alla narrazione attuale e che testimoniano il ricordo di un tempo di felicità. A ben vedere però emerge, proprio dai filmati, “l’assenza” del padre, sempre e solo impegnato a riprendere piuttosto che a far parte di quel nucleo. Lo sguardo in soggettiva di Thomas rappresentato dai filmini in 4/3 con una qualità video scadente, diviene solo alla fine un’oggettiva; il filmino rappresenta infine la nuova unità familiare raggiunta tra Agnete e le due figlie, dove le riprese sono affidate ad ‘occhio esterno, testimone del cambiamento avvenuto.