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Nel quartiere Ciambra, a Gioia Tauro una comunità Rom, calabrese, ha il problema di trovare il sostentamento quotidiano. Pio, l’adolescente della famiglia, cerca di imparare più in fretta possibile, nella forma e nella sostanza, dal fratello maggiore Cosimo. Quando questo, insieme al padre, viene arrestato, per Pio è il momento di dimostrare a tutti che è ormai un uomo, capace non solo di bere e fumare, ma anche di provvedere al sostentamento della famiglia grazie a piccoli furti e alla collaborazione con un’altra comunità molto presente, quella degli africani.
Jonas Carpignano descrive la traiettoria, apparentemente inevitabile di un giovane Rom che diventa adulto quando sarà in grado di mettere in atto le stesse azioni “criminose” dei più grandi. Allo stesso tempo Carpignano descrive uno spaccato di un territorio che sembra essere diviso in comunità, capaci di dialogare tra loro solo quando c’è necessità di mettere in atto, insieme, un’azione criminosa. Rom, africani e “italiani” operano nel sottobosco dell’illegalità alternando faide ad alleanze, cercando, tutto sommato, di spartirsi quel poco che c’è da spartire. Interessante il lavoro dinamico con la macchina da presa, lo stile documentaristico, peraltro mai del tutto convincente e alcuni spunti poetici che dovrebbe conferire al racconto un respiro più ampio.

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