Una sorprendente opera prima di Kantemir Balagov, basata su una storia realmente accaduta, ci porta all’interno delle conflittualità che possono esistere tra comunità e all’interno delle stesse. In quella parte di Russia c’è la comunità ebrea, i Cabardi e i Balcari che sono di religione musulmana. Oltre alle tensioni che esistono tra i diversi gruppi, ci sono quelle altrettanto potenti che si sviluppano all’interno delle stesse. Nel microcosmo di una famiglia ritroviamo le stesse divisioni che osserviamo nel macrocosmo della popolazione: i componenti del nucleo famigliare di Ilana sono in costante conflitto tra loro; nonostante vivano un’intimità molto forte, data anche dai ristretti spazi disponibili, sono fondamentalmente soli. Il punto di vista di Balagov rispecchia perfettamente questa condizione: i piani sono spesso stretti e le ambientazioni anguste, c’è poco spazio e possiamo quasi sperimentare il soffocamento fisico ed emotivo che vivono i protagonisti. Allo stesso tempo la macchina da presa non entra mai in vera intimità con nessuno dei personaggi, spesso osserva quasi di nascosto alimentando quel senso di isolamento che ognuno di loro prova: la macchina stessa è un membro della famiglia e della comunità. Ilana sarà chiamata a compiere scelte estreme per salvare la sua libertà, o almeno quello che crede tale: infatti nonostante il cambiamento a cui andrà incontro la sua famiglia, l’abbraccio della madre continuerà a soffocarla.
Теснота di Kantemir Balagov
Caucaso russo, fine anni 90, Ilana ha 24 anni e lavora come meccanico nell’officina del padre. È una ragazza irrequieta poco disposta ad accettare la rigida disciplina, la loro è una famiglia ebrea, che innanzitutto la madre vorrebbe imporle. La sera in cui il fratello David, annuncia il futuro matrimonio con la sua fidanzata si trasforma in un incubo: i futuri sposi vengono rapiti e potranno essere liberati solo dietro pagamento di un riscatto. La comunità ebraica cerca di raccogliere il denaro sufficiente per liberarli, ma il denaro raccolto non basta. Così la famiglia di Ilana decide di vendere l’autofficina e di dare in sposa la ragazza per racimolare il denaro che manca. Ma Ilana non è d’accordo e farà le sue scelte.
Una sorprendente opera prima di Kantemir Balagov, basata su una storia realmente accaduta, ci porta all’interno delle conflittualità che possono esistere tra comunità e all’interno delle stesse. In quella parte di Russia c’è la comunità ebrea, i Cabardi e i Balcari che sono di religione musulmana. Oltre alle tensioni che esistono tra i diversi gruppi, ci sono quelle altrettanto potenti che si sviluppano all’interno delle stesse. Nel microcosmo di una famiglia ritroviamo le stesse divisioni che osserviamo nel macrocosmo della popolazione: i componenti del nucleo famigliare di Ilana sono in costante conflitto tra loro; nonostante vivano un’intimità molto forte, data anche dai ristretti spazi disponibili, sono fondamentalmente soli. Il punto di vista di Balagov rispecchia perfettamente questa condizione: i piani sono spesso stretti e le ambientazioni anguste, c’è poco spazio e possiamo quasi sperimentare il soffocamento fisico ed emotivo che vivono i protagonisti. Allo stesso tempo la macchina da presa non entra mai in vera intimità con nessuno dei personaggi, spesso osserva quasi di nascosto alimentando quel senso di isolamento che ognuno di loro prova: la macchina stessa è un membro della famiglia e della comunità. Ilana sarà chiamata a compiere scelte estreme per salvare la sua libertà, o almeno quello che crede tale: infatti nonostante il cambiamento a cui andrà incontro la sua famiglia, l’abbraccio della madre continuerà a soffocarla.
Una sorprendente opera prima di Kantemir Balagov, basata su una storia realmente accaduta, ci porta all’interno delle conflittualità che possono esistere tra comunità e all’interno delle stesse. In quella parte di Russia c’è la comunità ebrea, i Cabardi e i Balcari che sono di religione musulmana. Oltre alle tensioni che esistono tra i diversi gruppi, ci sono quelle altrettanto potenti che si sviluppano all’interno delle stesse. Nel microcosmo di una famiglia ritroviamo le stesse divisioni che osserviamo nel macrocosmo della popolazione: i componenti del nucleo famigliare di Ilana sono in costante conflitto tra loro; nonostante vivano un’intimità molto forte, data anche dai ristretti spazi disponibili, sono fondamentalmente soli. Il punto di vista di Balagov rispecchia perfettamente questa condizione: i piani sono spesso stretti e le ambientazioni anguste, c’è poco spazio e possiamo quasi sperimentare il soffocamento fisico ed emotivo che vivono i protagonisti. Allo stesso tempo la macchina da presa non entra mai in vera intimità con nessuno dei personaggi, spesso osserva quasi di nascosto alimentando quel senso di isolamento che ognuno di loro prova: la macchina stessa è un membro della famiglia e della comunità. Ilana sarà chiamata a compiere scelte estreme per salvare la sua libertà, o almeno quello che crede tale: infatti nonostante il cambiamento a cui andrà incontro la sua famiglia, l’abbraccio della madre continuerà a soffocarla.